Il nubifragio dell’ottobre 2005 se lo ricordano in pochi.
Fu un pomeriggio grigio e asfissiante, un giorno ricco di promesse e impegni che sfociarono tutte nel nubifragio dell’ottobre 2005.
Mi ricordo che dal principio non volle piovere, tutti ci sperammo, era quello che tutti si aspettavano. Ed alla fine, quando non ci credeva più nessuno, quando sembrava che ormai le nubi si fossero fossilizzate in quel immane coperta color cenere, venne il diluvio. Fu immediato, 4 gocce poi una cascata. Lampi a più non posso, tuoni da scuotere le montagne, vento sugl’alberi.
Le strade si allagarono, i cuori s’incupirono, i più ingenui si impaurirono.
E non volle smettere più. Fra il ruggito del cielo, il battere della grandine ed i lampioni che si spegnevano, la natura sembrava volesse lasciarci qualcosa.
Io non so cosa ci fosse dietro a tutto quel tumulto.
Non so perché il cielo possa infittirsi così tanto, per quale ragione possa farsi così carico e pesante, perchè possa divenire così tetro e affascinante, e non so come in natura possa esservi nulla di più bello e tenebroso.
So solo che l’acquazzone dell’ottobre 2005 non lasciò nulla, tanto meno l’arcobaleno.
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