la fabbrica di cioccolato
La prima cosa che mi è venuta in mente quando ho visto ‘sto film è che lo zio Tim avesse bisogno di soldi. Qualcosa del tipo “caro… si è rotta la lavatrice, devi fare un’ altro film che ne dobbiamo comprare una nuova” o magari qualcosa del tipo “Tim, ti sta scadendo il contratto, o mi sforni un altro film da qui a natale o ti ritrovi a girare documentari sulle api!”.
Il film di per se non è malaccio, magari se ve lo guardate sotto gli effetti di un qualsiasi allucinogeno magari ci guadagna, è che gli manca qualcosa. Certo, non è come quell’immondizia lofia della versione originale, però traspare ancora un po’ troppo perbenismo gratuito e la morale è così ovvia che alla fine del film più che averla recepita ti viene voglia di investire vecchietti e bruciare la cucina. Valutazioni sommarie?: Johnny è sempre un grande, ma ormai è sempre così grande che ti viene da sbadigliare; i bimbi monelli sembrano usciti dalla lista dei miei contatti su msn; i loompalompa [come cazzo erano?] più che folletti sembravano gremlins e Helena Bonham Carter rende solo quando Tim la trucca da scimmia.
manchevole
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