Il quesito di oggi è: perché lo fai?
Le risposte ovviamente potrebbero essere milioni, ognuno potrebbe dare il suo personalissimo apporto, qualcuno addurrebbe le motivazioni più improbabili a fronte d’esperienze personali più o meno consistenti, ma non è tanto la causa “che”, ma il perché hai bisogno d’una risposta.
Alla fine, se si andasse al minimo denominatore, se si scomponesse ogni possibile causale si dedurrebbero solo due cause prime.
- Si fa perché ci si crede;
- Si fa per ricavarne qualcosa.
La prima da soddisfazioni, la seconda di meno.
E ancora, perché?
Perché la prima è immediata, sentita, la seconda è calcolata, è quasi un compromesso. Devo dare per avere. Ma non esiste la prima, direbbe qualcuno. E solo una convenzione, un patto inconsapevole. A chi risponde di conseguenza dirò solo che non hanno mai amato, oppure potrei semplicemente fare un esempio diretto e considerare che non hanno mai giocato con mia nipote.
Perché lei è una piccola scassapalle, è un folletto che sbuca da tutte le parti, ti fotte il tappetino del mouse, urla, ride continuamente, salta, corre, balla, manda baci e non sa ancora dire il vostro nome. Ma si farebbe qualsiasi cosa ugualmente, e posso assicurare che per quanto non sia oggettivamente conveniente, non ci si perde mai.
Qualcosa di meno melenso? Ok.
C’è qualcuno che fa le elemosina, e che non si dica che lo si fa per acquistare il regno dei cieli perché non ci crede nessuno, e soprattutto non si dica che ci fa stare meglio, perchè lasciare pochi spiccioli a qualcuno di sicuro non rinfranca il cuore.
Qualcosa di più comune? Ok.
Fino qualche tempo fa lavoravo perché ci credevo, adesso è più “perché ci devo campare” e normalmente il passaggio è doloroso per tutti, raramente è un passaggio consapevole e volontario. Ti ci portano. Ti ci ritrovi. E non è più un piacere.
Comuqnue, adesso credo che la suddivisione delle cause prime possa essere di più facile accesso per tutti. Ma forse no. Perché spesso vi sono tante di quelle variabili che offuscano il pensiero più diretto e spesso non siamo portati a “fare” in virtù di quello che crediamo ma più in ottemperanza a ciò che siamo portati a credere. Non è chiaro?
Esempio: ieri ho visto due vecchiette chiedere le elemosina. La prima era vestita di nero, ricurva, bisunta e mendicava mostrando delle immaginette sacre.
La seconda era inginocchiata per terra, su un cartone, era vestita di nero, con un bicchierino di legno di fronte e allungava le mani verso i passanti, delle manine rattrappite e nodose. Sarà stato il velo che portava, sarà stata la postura, ma si capiva benissimo che la vecchietta era musulmana.
A nessuna, a tutte e due o ad una invece che all’altra?
Credo che altri commenti sarebbero superflui.