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last dance
 Gatto [ 27/11/2005 @ 02:01:49, in sezione epistasi,  188 click]
Ogni tanto capita.
Scopri che è passato un po’, scopri che è successo.
Realizzi che non c’è. L’hai persa. Ancora.
Può succedere in tanti modi. Sarà capitato milioni di volte a chiunque, ma nessuno ci fa davvero caso finché non accade. Quand’è stata l’ultima volta che l’hai vista? L’ultima volta che le hai parlato? Spè, è stato il... è stato quando... era inverno, era autunno, era primavera, c’era il sole, pioveva, era una domenica, stavo male, non me ne fregava un cazzo di lei, è stato un caso, mi mancava, avrei voluto soffocarla, ne avevo bisogno. Ti ricordi che faccia aveva? Ti ricordi i suoi occhi? Era triste, aveva un maglione rosso orrendo, era in vestaglia, si stava cambiando, parlava col giardiniere, piangeva, non gliene fregava un cazzo di me, ero felice, no.
E’ successo tante di quelle volte e chissà quante volte ancora succederà, ma se si potesse, se si potesse registrare, fermare, bloccare quell’istante, quel singolo istante, quel momento, quel frame, quell’ultimo frame.
Era tua, la tua ex ragazza, la tua compagna di classe, la tua migliore amica. Era.
E stranamente non te la ricorderai per quell’ultima volta, lì in piedi nel giardino, lì davanti la porta dell’ascensore, lì mentre apri lo sportello della prisma e guardi in su, lì in strada, al ristorante, al cinema, in riva al mare, in macchina, al... Lì. Non ricorderai l’ultima volta se non te ne sfotteva un cazzo. Ricorderai sempre e solo l’ultima volta. Non ricorderai.
E per ogni ultima volta continuerai a farlo perché non penserai mai che sarà l’ultima volta finché non è successo davvero. Finché realizzi che non c’è. L’hai persa. Per fortuna. Perché.
L’hai persa o non è mai successo? La spiaggia, il mare, il cielo, la radio, il cd, le labbra, la pizza, il bracciale, l’anello, il nastrino, le ciglia, il cuore. Ma magari non era nemmeno così importante, ci fai caso solo tu che sei abituato a vivere di ultimi momenti. Magari è un problema tuo, per te che intoni un requiem anche per i biscotti annegati nella tua tazza del tè. Ed è sbagliato?
Non si sa, è un modo di onorare, di ricordare, di amare, di odiare, di esistere.
Per chi realizzi che adesso non c’è. Che hai perso e magari è stato pure meglio così. Magari. Forse, sì, no.