Il mio weekend è iniziato giovedì pomeriggio.
Da giovedì ad oggi non c’è stato un attimo di tregua. Siamo soltanto a sabato mattina. Un attimo di tregua.
Che si fa quando nella foga di vivere non si trova uno spazietto per se? Cosa c’è oltre noi che non traspare attraverso di noi? O più che altro, quando noi possiamo solo rifletterci in ciò che facciamo e non in ciò che siamo, che resta di noi? Resta ciò che riusciamo a non dimenticare.
E fra chalet trascurati, feste tradite, condoglianze, mostre, cinema, cene troppo frugali, pigre colazioni, pizze rosicchiate, fantasmi rinnegati, curve barocche e giardini incantati, dove sono io? Che resta di me?
Magari è sempre stato così, solo che prima non avevo un blog per registrare di che colore fossero le giornate. Forse era già così qualche settimana prima che nascesse il blog, forse è stato un bisogno estemporaneo che non posso appagare per sempre, ma mi sembra così strano trascurarlo per vivere. Esisti se non ti fermi a riflettere? Succede se non hai il tempo per assimilarlo?
Tutù dice che sembro ringiovanito di 7 anni, io dico di 2 e 1/2, quasi 3, ma resta il fatto che se non lascio traccia delle mie virgolette di mezzanotte, sento di tradire qualcuno, qualcosa. Perché solo a mezzanotte ad occhi chiusi i baci acquistano il loro vero sapore, solo a mezzanotte si percepisce il fragore di un respiro, il ritmo di una melodia altrui, il battito del cuore in un abbraccio: per quanto ci si sforzi di vivere, non si esiste davvero se non fra quelle piccole, deliziose, devastanti e saltuarie virgolette di mezzanotte.
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