knockin' on heaven's door
il vento così forte che la macchina beccheggia.
fra i palazzi di fronte le nuvole scorrono vicinissime; frastagliate, nere.
il parabrezza si riempie di tante, tantissime goccioline; inesorabilmente. inizia persino una canzone che ci sta. ci sta benissimo, ci sta così bene che resti lì imbambolato a fissare le nuvole che si rincorrono dietro il parabrezza ricoperto di pioggia e vorresti che non finisse mai. ti scopri così assorto, così smarrito dietro quel millimetro di cielo che credi di essere lì davvero.
e non può strafottertene di meno di tornare, vuoi restare lì, fra il vento, la pioggia e la tempesta, per sempre.
lontano, lontano da tutto e da tutti, lì dove nessuno può dirti nulla, dove non possono arrivare a scocciarti, dove pare che neppure ti pesa stare solo, anzi, non si potrebbe stare meglio. solo, senza voci intorno, senza fastidi, senza sciocchezze, senza futilità; immerso, annegato nei tuoi pensieri. circondato solo da te stesso, acqua, nuvole e vento.
l’attimo perfetto, da godere, da sognare.
la perfezione colta di sorpresa nella sua semplicità.
un soffio, effimero gustato, sviscerato in tutta la sua pienezza. che ti travolge, ti rapisce, ti ruba alla realtà.
è stupendo, pensi; ma si apre la portiera.
”scusa ho fatto tardi, andiamo?”
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