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 Gatto [ 21/02/2007 @ 13:20:03, in sezione spigolature,  241 click]
LA TESI PROVOCATORIA DI UNO SCIENZIATO USA

Evviva, soffro
di mal d'amore

Ossessione. Ansia. Sbalzi d'umore. Poi tachicardia, sudori, inappetenza. Tutti sintomi di una patologia. Da cui nessuno vuole guarire. Parola di neurologo
 
Respiro affannoso, tachicardia, diminuzione dell'appetito. E poi ancora pensieri ossessivi, ansia per il futuro, repentini sbalzi d'umore. Non fate finta di non riconoscere i sintomi. Sono quelli di una malattia che ci colpisce tutti prima o poi, ma che nessun medico si sognerebbe mai di diagnosticare come tale.

Fare una diagnosi di mal d'amore era all'ordine del giorno per i medici antichi, di fronte al malessere degli amanti. Ma nella medicina scientifica dei nostri giorni, di amore come malattia non si parla più. Tanto la medicina quanto la psicologia sembrano aver rinunciato persino a rispondere alla domanda: che cos'è l'amore? A riportare la parola nel vocabolario medico ci prova Frank Tallis, psicologo clinico inglese che ha insegnato psicologia clinica e neuroscienze al King's College. Tallis nel suo nuovo libro 'Love Sick' (Arrow Books, una traduzione italiana è in cantiere per Il Saggiatore) propone una tesi paradossale e provocatoria: che l'amore sia una forma di malattia mentale. Ma una malattia necessaria, e per la quale in realtà non vogliamo nessuna cura.

Nelle prime pagine del suo libro lei accusa la medicina e la stessa psicologia di non prendere abbastanza sul serio l'amore.
"Come psicologo clinico, ho spesso l'impressione di piantare in asso molti miei pazienti, che soffrono di qualcosa che non può essere definito altro che mal d'amore. Ma nei libri di testo questo termine non compare, e così questi pazienti si ritrovano con una diagnosi ufficiale di depressione, o disturbo d'ansia. Ma questa non è una descrizione appropriata del loro malessere, che è legato specificamente all'esperienza dell'innamoramento. Una cosa fondamentale come l'amore merita sicuramente uno studio scientifico, ma la psicologia non è mai stata in grado di spiegarne né gli aspetti biochimici, né quelli emotivi. È sorprendente come medicina e psicologia si occupino così tanto di sesso, ma quasi per niente d'amore. L'amore cambia profondamente le persone, influenza il modo in cui pensano e si comportano, e quando non è felice causa un vero e proprio malessere fisico. È qualcosa per cui a tutti capita di soffrire, ma su cui la psicologia non ha molto da dire".

Al punto da considerarlo una malattia mentale?
"La diagnosi di mal d'amore è stata considerata legittima e utile dalla medicina almeno fino al Seicento. E se rileggiamo quelle antiche diagnosi, vediamo che i pazienti in questione mostravano un insieme di sintomi ricorrenti: pensiero fisso sulla persona amata, malinconia, stati di estasi, violente oscillazione di umore. Tutti sintomi che rientrano nelle diagnosi contemporanee di ossessione, depressione, mania. La vecchia diagnosi di mal d'amore coincide quasi perfettamente con una odierna diagnosi di disturbo ossessivo con alterazioni dell'umore. Ci sono molti aspetti dell'innamoramento che simulano un disturbo mentale, in modo così fedele che forse non c'è nessuna vera differenza tra l'ossessione per la persona amata e un'ossessione propriamente detta. L'esperienza dell'innamoramento è per molti di noi l'esperienza più vicina alla malattia mentale che ci capiti di provare. È la nostra occasione di flirtare con la follia."

Perché l'evoluzione ci avrebbe condannati a sperimentare una malattia mentale?
"L'amore è una sorta di meccanismo di sicurezza messo a punto dall'evoluzione per tutelare la specie dalla nostra stessa razionalità. Deve essere irrazionale per assicurare la procreazione e quindi la prosecuzione della specie. I nostri bambini nascono molto vulnerabili e deboli, e hanno bisogno di continue cure da parte dei genitori. E a differenza di altri animali, noi abbiamo un cervello molto sviluppato che ci permette di ribellarci contro i nostri istinti riproduttivi, e rifiutare il duro lavoro di allevare i figli. Potremmo tutti decidere di non avere figli, e la specie si estinguerebbe. Invece continuiamo ad averne. Non può essere un caso che nella maggior parte delle esperienze la fase dell'innamoramento vero e proprio duri circa due o tre anni. È il tempo che serviva ai nostri antenati per mettere al mondo e svezzare un bambino. La follia dell'amore dura quel tanto che basta perché i nostri geni passino alla generazione successiva. L'evoluzione ci ha fornito un potente coinvolgimento emotivo che ci solleva da qualunque pensiero razionale, in modo da prendere una decisione che non è nel nostro interesse ma in quello della specie".

Alcune manifestazioni dell'amore ne rivelano l'aspetto patologico. In particolare, la gelosia.
"La gelosia è uno stato emotivo molto complesso, che ha origine da una minaccia reale o immaginaria a una relazione sessuale. È una miscela di ansia, rabbia e depressione, che distorce la nostra percezione e a volte ci rende violenti. Ma è così potente perché è importante per la specie. La funzione principale dell'amore è cementare una relazione sessuale per un periodo di tempo sufficiente ad allevare i figli, ma non funziona sempre. La gelosia è un rimedio alle imperfezioni dell'amore, permette di difendere i propri interessi riproduttivi dai rivali. Tutti discendiamo da antenati gelosi, e la maggior parte dei tentativi moderni di superare la gelosia sessuale nel contesto di stili di vita alternativi non funzionano. Il pensiero liberale non può fare molto contro i nostri demoni evolutivi".

Nel suo libro, lei propone una spiegazione anche per il fatto che l'amore ci faccia comportare spesso come bambini.
"Per gli esseri umani è molto importante formare da piccoli un forte legame con chi si prende cura di loro, preferibilmente la madre. Questo ovviamente ha un grande vantaggio evolutivo, ed è forse il più importante comportamento scritto nei nostri neuroni. Probabilmente l'attaccamento infantile alla madre e quello alla persona amata dipendono dagli stessi sistemi neurali fondamentali. In qualche modo, il legame tra madre e bambino è il modello originale di tutti i legami profondi. La madre e il bambino, per esempio, passano molto tempo guardandosi negli occhi e toccandosi il viso, proprio come gli innamorati. Con un neonato facciamo versi e smorfie e cantiamo e, in modo spesso decisamente imbarazzante, facciamo lo stesso con la persona che amiamo".

Che cosa avviene nel cervello quando ci innamoriamo?
"A livello chimico, la cosa più simile che abbiamo scoperto alle frecce di Cupido è l'ossitocina. È un'endorfina, cioè una di quelle sostanze chimiche simili agli oppiacei che nel nostro cervello regolano piacere e dolore. L'ossitocina ha un ruolo già nella comparsa del desiderio sessuale verso una persona, ma i suoi livelli salgono drammaticamente man mano che acquistiamo intimità con lei. È responsabile della sensazione di euforia legata alla vicinanza della persona amata, e ha effetti importanti sulla memoria, consolidando l'immagine dell'altro in modo che serva a tenere vivo il legame anche quando si è distanti".

Se l'amore è davvero una malattia mentale, dovremmo preoccuparci di curarla?
"In parte succede già. Come ho detto, molte persone che in realtà soffrono di mal d'amore si ritrovano con una diagnosi ufficiale di depressione, e vengono curati con antidepressivi. E spesso la terapia funziona, perché anche la sofferenza d'amore, come la depressione, sembra avere a che fare con un calo dei livelli di serotonina, a cui questi farmaci rimediano. Non si può escludere che nei prossimi anni, con il progresso delle conoscenze biochimiche sull'amore, ci vengano proposti farmaci specifici per contrastare i sintomi di una delusione amorosa. Ma di per sé l'amore è una malattia per cui probabilmente non vorremo mai una cura. Piuttosto, si può provare a vivere l'amore in modo più sano di quanto spesso non facciamo. Senza aspettarsi troppo, ma anche senza sottovalutare le sue conseguenze. In questo senso, dobbiamo guardarci da due insidie profonde della nostra cultura, che sono l'eccesso di romanticismo e il modo troppo disinvolto di vivere il sesso".

Eccesso di romanticismo?
"L'idealismo romantico, quello celebrato dai poeti, è un fenomeno tipicamente occidentale, che ha avuto profonde conseguenze sulla nostra cultura, facendo dell'amore una forma di religione secolare che ci porta ad aspettative del tutto irrealistiche. A un certo punto abbiamo iniziato a cercare in altri esseri umani quella trascendenza che prima cercavamo nella religione. E naturalmente siamo condannati al fallimento, perché le persone sono piene di difetti, e non possono fornirci questa profonda ed eterna felicità semplicemente avendo una relazione con noi. In questo senso alcuni aspetti della tradizione orientale, in cui l'innamoramento non viene santificato come da noi e in cui i matrimoni sono persino combinati, si rivelano sorprendentemente più sani".

Parliamo di sesso.
"Quando facciamo sesso con qualcuno, questo produce cambiamenti a livello chimico nel nostro cervello, che faranno sì che troviamo quella persona più attraente, e che probabilmente sentiremo verso di lei una forma di attaccamento emotivo. Fare sesso occasionale vuol dire giocare con il fuoco, con meccanismi evolutivi molto potenti. Rischiamo di innamorarci e formare un legame con una persona non adatta a noi, quando in realtà sarebbe meglio cercare qualcuno con cui abbiamo più cose in comune, con cui condividiamo una visione del mondo, che ci dà stimoli intellettuali. Forse per la nostra salute sarebbe meglio rispolverare i lunghi corteggiamenti, che servono ad accertarsi di avere di fronte una persona con cui siamo compatibili. Il sesso probabilmente confonde le cose, perché libera sostanze chimiche che distorcono la percezione. Come ho detto, questo ha una precisa ragione evolutiva, è molto vantaggioso per la specie, ma non sempre per noi individui".

Se il mal d'amore è una malattia, allora dovremmo cambiare la nostra idea della malattia mentale?
"Direi proprio di sì. In qualche modo capire quanto l'amore somigli a una malattia mentale dovrebbe evitarci di stigmatizzare chi soffre di disturbi come schizofrenia. Più che parlare di persone normali e persone malate, dobbiamo capire che le emozioni estreme sono un continuum, e noi siamo tutti collocati lungo di esso. Nessuno di noi è del tutto immune dalla malattia mentale, se non altro perché nessuno di noi può evitare di innamorarsi".
 

La magica follia si presenta così

 
Ossessione
Tanto chi è innamorato quanto chi è affetto da disturbo ossessivo -compulsivo perde, in misura maggiore o minore, la capacità di controllare il contenuto della propria mente. L'attenzione è monopolizzata da pensieri e immagini che la volontà non riesce a scacciare. In entrambi i casi, si hanno difficoltà di concentrazione e di impegno in attività quotidiane. Non solo, ma gli innamorati, come le persone con OCD, diventano superstiziosi e confondono pensiero e azione. La somiglianza tra le due condizioni è stata confermata anche da uno studio della psichiatra italiana Donatella Marazziti, che ha scoperto che i livelli del neurotrasmettitore serotonina sono più bassi del 40 per cento, tanto in chi ha una diagnosi di OCD quanto in soggetti sani che si dichiarano innamorati rispetto agli altri soggetti.

Dipendenza
Le somiglianze tra innamoramento e dipendenza da sostanze come droghe e alcool sono molte. Tossicodipendenti e alcolisti avvertono un senso di incompletezza, sono coscienti dell'irrazionalità dei propri comportamenti ma non riescono a modificarlo. Ma c'è anche una similitudine chimica. L'incontro di una persona da cui siamo attratti causa il rilascio nel cervello di feniletilamina, un composto simile all'amfetamina. L'abbandono causa invece un brusco abbassamento del suo livello, che assomiglia molto alla crisi di astinenza di un tossicodipendente. Anche le aree cerebrali coinvolte sono le stesse nell'innamoramento e nel consumo di oppiacei e cocaina, come ha dimostrato uno studio di Semir Zeki pubblicato su 'NeuroReport' nel 2000.

Perdita di identità
Durante l'innamoramento, ma soprattutto dopo un lungo periodo di vita in coppia, l'amore può portare a un superamento delle barriere delle reciproche identità, che può sconfinare nel patologico. È il caso della 'folie à deux', una sindrome riconosciuta dalla psichiatra ufficiale e che si sviluppa tra due persone con una relazione stretta, ma è frequente soprattutto tra marito e moglie. Uno dei due membri della coppia inizia a soffrire di allucinazioni o manie persecutorie che contagiano l'altro. Questo tipo di sindrome può essere all'origine di suicidi di coppia.

Depressione
L'alternanza tra stati euforici (quando si è vicini alla persona amata) e disforici (quando ci si separa) ricorda molto da vicino quanto accade nel disturbo bipolare dell'umore. Ancora più evidente e documentato è il legame tra amore non ricambiato e depressione clinica. La semplice separazione dalla persona amata provoca normalmente perdita di appetito, difficoltà di concentrazione, insonnia, perdita di interesse per le attività quotidiane: tutti sintomi comuni nella depressione. Le statistiche sui suicidi indicano nella depressione e nelle delusioni amorose due dei maggiori fattori di rischio. Le stesse fasi di una delusione amorosa (reazione violenta, disperazione, distacco emotivo) somigliano al decorso di una depressione, in cui la totale apatia è spesso lo stadio finale che precede il suicidio.
 

Si fa presto a dire I love you

Un sentimento o una malattia? Ecco come le diverse branche della scienza rispondono alla più vecchia delle domande: che cos'è l'amore?
 

La genetica: Luigi Luca Cavalli-Sforza, professore emerito di genetica all'Università di Stanford: "Dal punto di vista evoluzionistico, la risposta è molto semplice. Abbiamo bisogno di stabilire legami con gli altri esseri umani per molti scopi, soprattutto, ma non solo, per la riproduzione. L'amore, in genere l'attaccamento ad altre persone, aiuta molto in questa direzione. Non c'è quindi affatto da stupirsi se istinti che lo favoriscono sono stati premiati dalla selezione naturale. Lo stesso avviene per molte altre specie oltre quella umana, ma forse non per tutte. Quindi l'amore è un istinto premiato dalla selezione naturale perché favorisce la continuazione della nostra specie".

La psicobiologia: Alberto Oliverio, psicobiologo dell'Università 'la Sapienza' di Roma: "L'amore è uno stato in cui le aree del nostro cervello legate alle emozioni sono attivate in modo quasi continuo, persistente, mentre normalmente questo avviene in modo momentaneo e intermittente. Questa esperienza ci coinvolge e sconvolge particolarmente durante l'adolescenza, perché per la prima volta si perde la padronanza di sé senza che nulla ci abbia preparato a questa esperienza. Poi l'amore colpisce ancora da adulti, ma lo fa soprattutto riportandoci alla memoria quell'esperienza adolescenziale. Quanto alla possibilità di localizzare l'amore in precise aree del cervello: ci credo poco. In qualunque situazione di coinvolgimento emotivo si vedono alcune aree più attive di altre, ma non ve ne sono di specifiche per l'innamoramento".

La cardiologia: Paolo Bellotti, direttore del dipartimento di cardiologia dell'ospedale 'San Paolo' di Savona : "Il cuore sia sempre stato considerato la sede dell'amore, perché è da lì che proviene la sensazione fisica più forte. L'amore provoca un aumento del battito cardiaco, dovuto a una scarica di adrenalina che serve a mettere in allerta l'organismo e migliorare le capacità di risposta alla situazione in cui ci troviamo. È una risposta fisiologica, ma in chi ha problemi di cuore o negli anziani può anche essere un rischio, perché a lungo andare può sottoporre il cuore a uno stress che non è in grado di affrontare".

Nicola Nosengo sull'Espresso Salute

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 Gatto [ 23/02/2007 @ 13:45:43, in sezione ipse scripsit,  292 click]

La forma de querer tú

La forma de querer tú
es dejarme que te quiera.
El sí con que te me rindes
es el silencio. Tus besos
son ofrecerme los labios
para que los bese yo.
Jamás palabras, abrazos,
me dirán que tú existías,
que me quisiste: Jamás.
Me lo dicen hojas blancas,
mapas, augurios, teléfonos;
tú, no.
Y estoy abrazado a ti
sin preguntarte, de miedo
a que no sea verdad
que tú vives y me quieres.
Y estoy abrazado a ti
sin mirar y sin tocarte.
No vaya a ser que descubra
con preguntas, con caricias,
esa soledad inmensa
de quererte sólo yo.

Il modo tuo d'amare

Il modo tuo d'amare
è lasciare che io t'ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sono offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole e abbracci
mi diranno che esistevi
e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze
quella solitudine immensa
d'amarti solo io.

Pedro Salinas

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