di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il coraggio. Probabilmente, quando vi fu l’ipotetica ideazione della definizione di “coraggio”, fu subito chiaro il subordinamento all’etimo “paura”. Ovviamente sono solo speculazioni le mie, non ho manco la presunzione di chiamarla ironia, però fa riflettere come nell’eccezione del termine, la paura è strettamente ed intimamente legata all’antitesi del coraggio stesso. Non che io mi reputi un coraggioso, tantomeno un codardo, ma credo che chiunque, almeno un paio di volte nella vita, abbia dovuto analizzare e soppesare il valore sostanziale delle due definizioni e cercare una locazione personale all’interno dei due insiemi.
Credo che talvolta, credo che spesso, bisognerebbe analizzare il perché delle cose, le limitazioni che ci imponiamo e le motivazioni che adduciamo ad un comportamento o piuttosto che ad un altro, alla luce della definizione di “paura”.
Perché cazzo non arrivo fin lì? Perché non faccio quella cosa e mi levo il pensiero una volta per tutte? Perché no? Perché questo e non quello, perché!?
Ok, sarebbe riduttivo quanto inverosimile racchiudere il significato di ogni limitazione dietro il termine “paura”, vi sono tante e tali variabili in ogni situazione che spesso è persino difficile ricollocare una rinuncia o un sacrificio dietro ad una motivazione netta e lineare.
Ma allora dov’è annidata sta cazzo di paura? La paura è fra le righe dei perché, dei per come e dei non so se.
Beh, ma allora di che cazzo stiamo parlando?
Di “coraggio”. Perché talvolta coraggio non significa essenzialmente essere privi di paura, anzi; può significare acquisire la capacità lucida e cosciente di analizzare i propri limiti, anatomizzarli entomologicamente e adoperarsi per affrontarli in un clima di controllata razionalità.
Bisognerebbe solo ricordarsi che la paura è un istinto che nasce dall’esigenza coerente e inconscia di tutelarsi da potenziali pericoli e da minacce tangibili. Ma ciò non deve costituire un limite. Se non si affrontano le proprie paure si rischia di affogare nella stasi, e nella stasi non vi è ovviamente nessuna speranza d’evoluzione, positiva che sia. L’istinto di conservazione della specie quindi dev’essere subordinato sì al riconoscimento del pericolo, della minaccia, al timore dell’incognito incontrollabile, ma solo nella ragionevole direzione che porta all’individuazione delle cause della paura e della sconfitta delle stesse.
Ecco, ora che ho trascritto questa sega mentale mi sento realizzato. Alla fine basta avere le palle girate per aver voglia di scrivere sul proprio blog abbandonato, no?
Peccato che ci siano ancora due o tre discorsi che non ho ancora avuto il coraggio di affrontare con un paio di persone. E per quanto trovi valide e razionalissime scuse per procrastinare ogni cosa, non posso esimermi dal rinfacciarmi che la mia è solo paura delle conseguenze. E di che poi? Alla fine, io sono sempre nel giusto. Sempre. E magari è proprio di quello che ho paura. O no?
Vaffanculo va, buonanotte.
il vento così forte che la macchina beccheggia.
fra i palazzi di fronte le nuvole scorrono vicinissime; frastagliate, nere.
il parabrezza si riempie di tante, tantissime goccioline; inesorabilmente. inizia persino una canzone che ci sta. ci sta benissimo, ci sta così bene che resti lì imbambolato a fissare le nuvole che si rincorrono dietro il parabrezza ricoperto di pioggia e vorresti che non finisse mai. ti scopri così assorto, così smarrito dietro quel millimetro di cielo che credi di essere lì davvero.
e non può strafottertene di meno di tornare, vuoi restare lì, fra il vento, la pioggia e la tempesta, per sempre.
lontano, lontano da tutto e da tutti, lì dove nessuno può dirti nulla, dove non possono arrivare a scocciarti, dove pare che neppure ti pesa stare solo, anzi, non si potrebbe stare meglio. solo, senza voci intorno, senza fastidi, senza sciocchezze, senza futilità; immerso, annegato nei tuoi pensieri. circondato solo da te stesso, acqua, nuvole e vento.
l’attimo perfetto, da godere, da sognare.
la perfezione colta di sorpresa nella sua semplicità.
un soffio, effimero gustato, sviscerato in tutta la sua pienezza. che ti travolge, ti rapisce, ti ruba alla realtà.
è stupendo, pensi; ma si apre la portiera.
”scusa ho fatto tardi, andiamo?”
Oltre, oltre non c’è arrivato nessuno. Non sopravvivono.
Per quanto arduo non sia, è dolorosamente noto il fallimento di intere legioni.
Non dovrebbe essere difficile, non dovrebbe essere complicato, faticoso, duro, stancante.
Eppure io sto da questa altra parte, dove non arriva nessuno, se non per fare baccano o confusione.
Sì, ogni tanto qualcuno passa, ma non sopravvive granché.
Jacques LeFevrier, un francese, non lasciò nulla al caso, quando decise di suicidarsi. Sali' su di una collina, legò il capo di una fune al suo collo e l'altro capo ad un masso (per impiccarsi). Bevve del veleno e prima di saltare dalla collina si diede fuoco e cercò di spararsi. Il proiettile pero' manco' il bersaglio e trancio' la fune che lo legava al masso. A questo punto, l'aspirante suicida cadde nel lago sottostante. L'improvvisa immersione spense le fiamme e gli fece vomitare il veleno, fu tirato fuori dall'acqua da un pescatore e portato in ospedale... dove mori' di ipotermia.
- Gatto, io preferisco venire con la mia macchina.
- Sicuro?
- Sicurissimo!
Oggi mi ha scritto una persona.
Cioè, veramente è da un paio di giorni che mi scrive. Oggi le ho risposto.
Non la sentivo da 2 anni. Non la leggevo da 4. Non la pensavo da tanto.
Ma io mi chiedo, ma che per caso in fronte c’ho scritto “giocondo”?
Mi viene il dubbio che la gente pensi che io abbia un tatuaggio sulle chiappe, qualcosa tipo “rocco was here” o “I’m waiting only you”.
Con tutto il mio affetto incondizionato e sincero, non sono interessato.
Buone cose.
Finita la conversazione, lui continuò a guardare la televisione. Col passare del tempo, gli diventava sempre più difficile spegnere l’apparecchio. Sapeva che tra l’istante in cui avesse spento e il momento in cui si sarebbe addormentato sarebbe calata un’immensa depressione. Era per questo che era restio a spegnere. Avrebbe dovuto riprendere il filo dei propri pensieri... Ci sarebbe stato un vuoto da riempire.
Don De Lillo, “Giocatori”
sms sporadici, per lo più divertenti, graditi. personalmente li reputo gesti d’affetto.
sabato scorso mi ha ricordato che non l’avrei mai più rivista, domenica che mi ha scordato, martedì che non le mancavo più, giovedì che il mio blog è morto, venerdì forse aveva impegni ma questa domenica ha pensato bene di sottolineare che non prova più niente per me e che la ragazza con cui mi ha visto indossava delle scarpe orrende. ha reiterato sul regresso delle mie frequentazioni femminili e ovviamente sul suo distacco sentimentale nei miei confronti.
menomale che non mi pensa più.
menomale. pensa se non mi avesse scordato!?
[...] ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani, per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse.
Silvio Berlusconi - Presidente del consiglio dei Ministri
[...] per esempio, leggevo sul blog di Luttazzi un aforisma che mi ha fatto morire dal ridere: in un mondo perfetto lo sperma saprebbe di nutella.
hmmm...
...non è fantastica?
No, non mi piace.
Perché?
In un mondo perfetto, SOLO IL MIO SPERMA saprebbe di nutella!
Hmm... in un mondo perfetto tu non esisteresti.
in un mondo perfetto starei ancora con la mia fidanzatina dell'asilo.
- ciao, dovrei cambiare dei regali.
- prego, dimmi.
- sì, vorrei cambiare queste, queste e queste...
- ah, ma io lo chi sei tu, sei il cognato di quella ragazza bionda...
- ecco, si vede che ne vendete tante.
- ma perché non piacciono? dai sì usano.
- immagino... no, è che sono grandi, io non ho questo gran culone.
- ma forse le preferivi con un’altra fantasia...
- no, no, proprio cambiamo genere, grazie.
- ma sei sicuro? ci sono in beige, blu scuro...
- NO, GRAZIE, NON LE VOGLIO COSI’!
il vuoto.
inesorabile eco, rintocco perpetuo.
nulla per cui, niente per il quale.
non ci provo neppure, non mi va, non ci riesco.
qualsiasi cosa mi passi per la mente è mia, mia e soltanto mia.
che io pensi a te, a lei, all’altra, a nessuno. sono solo e soltanto affari miei e di nessun altro al mondo. non è la testa che non va, magari non c’è proprio o solo che non sta qua.
sta altrove, sta con me, sta in macchina, sta abbandonata fra le pagine di chissà quale libro, sta fra le tette della fortuna; ma non qui, non alla mercè tua o di chiunque altro come te. niente avvoltoi, niente spugne, niente e nessuno; io, io soltanto per me e per nessun altro. e non mi viene di scriverlo solo perché l’ho pensato; o magari è troppo importante per venirlo a raccontare giusto qui; o forse è personale, è privato, è riservato, è mio.
e non perché sia più incasinato del solito, non perché sia andato oltre, non per chissà quale maturità: solo e soltanto perché non è qui che vogliono stare i miei pensieri. liberi, e se incatenati, incatenati a qualsiasi altra cosa che non sia qui. magari domani, forse dopodomani, forse mai più, forse. ma non adesso, adesso voglio solo il respiro del vento, l’eco di passi lontani, di foglie cadenti.
perché quella scintilla, quel soffio, effimero che sia, se esiste, è mio. mio e mio soltanto e non lo condividerò con nessuno che non voglia guardare dritto negl’occhi.
perché non ho bisogno di credere che qualcuno mi legga per sostenere le mie affermazione, per confermare le mie certezze.
perché tanta è la noia che nel buio accogliente di questa pagina, non lascerò che il mio più sincero silenzio. né eco né soffi né rintocchi: il nulla. perché è tutto ciò che adesso mi va. tutto ciò che voglio. inesorabile eco, rintocco perpetuo. il vuoto.
[...] vabbeh dai, non le faccio più 'ste cose. ora sono un bravo ragazzo.
e da quando?
qualche annetto...
quanto?
non saprei... da un pò...
cioè?
saranno 3, 4 anni...
BASTARDO! 3, 4 anni fa stavi con me!
Da oltre un secolo si ritiene che i genitori siano il principale problema della persona anoressica e, nel 1978, nel libro intitolato Golden Cage, la psicoanalista Hilde Bruch suggerì che genitori narcisisti, freddi e che manifestano poco amore, oppure in alternativa, genitori ipercritici, smisuratamente ambiziosi o troppo coinvolti, di fatto provocano la malattia [...]
Peg Tyre su Newsweek, da La Repubblica del 28/11/2005
oggi rileggevo un pò a ritroso.
rileggevo di tanti bei momenti che ho lasciato qui, rileggevo di qualche gap, rileggevo di tante sorprese, 'nzomma, rileggevo.
è stato bello perché questo blog alla fine sono davvero io.
io frenetico, io abulico, io nevrotico, io lassista, io laconico, io spensierato... talvolta persino felice.
e adesso che. non c'è.
disperso fra le pieghe di qualche pensiero contorto, distratto.
serenamente abbandonato a me stesso, trascurato, annoiato, forse stanco.
io. il mio blog.
buonanotte. :)
Si muove lentamente, poi a scatti frenetici, come se i controlli del lettore fossero impazziti. E' un pò velata, cupa, una visione un pò grandangolare, anormale, sinistra. Mi viene in contro, mi cerca, credo abbia detto il mio nome, anche se non è che ricordi la sua voce mentre lo diceva - sticazzi - poi cambia inquadratura, sgattaiolo, poi divento invisibile o forse svanisco che poi è anche la stessa cosa, o divento polvere, non ricordo bene. Ricordo gli ambienti e le sensazioni, il resto è vago, accennato. Sarà stato il kebab, piccantone.
Sarà, ma credo sia la terza volta che faccio 'sto sogno. A distanza di tempo, tanto tempo. Sarà almeno la terza volta. Di sicuro la terza volta. Ed è la ricorsività dell'evento che mi incuriosisce. No, non m'intriga affatto, anzi, mi inquieta. Alcuni riferimenti sono così criptici che mi pare un film di David Lynch, simbolismi del cazzo o forse sono io che mi perdo facile. Che cazzo c'è che è rimasto aperto per bloccarmi il respiro nel sonno? Di cosa non mi sono accorto? Che cazzo mi è sfuggito?
Eppure. Non credo che l'vento sia correlato a nulla di che, niente che giustifichi niente. Nessun fattore scatenante: il film è stato bello. Cazzuto, se non mi rompessi i coglioni scriverei pure una bella recensione; il concerto è stata una vera cagata, sì, la gente era una merda, fosse brillata una carica nel locale, probabilmente la cosa avrebbe avuto risvolti positivi dal punto di vista sociale; ho incrociato qualche amico, ma tutta gente simpatica, ho coglioneggiato... boh?
Ah, tutù dice che soffro di disturbi ossessivo compulsavi. Fosse vero - sicuro - non potrei lavorare dove lavoro... Però i sogni restano ed in ogni caso gli ossessivi compulsavi non hanno manifestazioni oniriche delle loro patologie.
La prima volta è successo in un parcheggio, credo fosse ad un concerto, una festa mammoriana plateale, era un sogno idiota, avevo una maglietta bianca, impossibile. Di sicuro non avevo mangiato kebab. Poi, la seconda volta è stato in un albergo, che forse non era proprio un albergo, erano le scale, un pianerottolo, lo spiazzo di fronte l'ascensore, le pareti erano color salmone. Stavolta era fra un cortile ingolfato di auto parcheggiate e un androne, un androne di servizio, uno di quelli lerci, senza intonaco ed aveva pure delle impalcature sporche di calce, le impalcature erano rosse. Forse stavano ristrutturando. Boh?
Non che la cosa mi turbi più di tanto, ma perché sogno sempre lo stesso contesto? Parcheggi, cortili, pianerottoli d'albergo; hanno tutti una stessa connotazione sostanziale. Spazi di servizio, luoghi senza calore, aree di transito, di sosta. Ambienti sterili.
Il kebab in effetti era troppo buono, certi effetti collaterali non dovrebbe darli. Kebab!
oggi mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa. però ognittanto mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa di intelligente, fare finta che sono uno di quegli intellettualoidi che scrivono quelle seghe profonde... sissì, una di quelle cose profonde che mentre che ci sei ti fanno pure ridere, poi però mi sono reso conto che nella mia vita non è che ci siano molti spunti ilari. c’è poco da ridere... oddio, è una cosa strana, volendo io lavoro con gli ingegneri.
in realtà è che invece che stare qui a fare finta di scrivere qualcosa per dimenticare la mia vita e gli ingegneri dovrei finire di leggere un libro; però arrivato al capitolo "le donne nello gnosticismo" mi sono reso conto che magari quel libro lì fa proprio un pochetto cagare. ma così, giusto un po’.
certo, forse al capitolo "la biblioteca di Nag Hammadi e lo gnosticismo nel cristianesimo primitivo" doveva già venirmi qualche lievissimo dubbio, ma uno non è che si formalizza quando non c’ha una sega da fare.
potrei uscire e andare a fare marmellata con la cabrio e il lettore a palla e punzecchiare sciampiste e/o universitarie extraurbane, potrei... ma non saprei spiegare perché, cioè veramente sì, ma al solo pensiero mi viene più voglia di approfondire "Eusebio e il canone all’inizio del IV secolo".
sono strano io, ma d’altronde io lavoro con gli ingegneri.
|
<
|
gennaio 2025
|
>
|
L |
M |
M |
G |
V |
S |
D |
| | 1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Mercedes SLK
Picnic al cimitero inglese
Conquistare il mondo
La moglie di Vincent Cassel
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001
|