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di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
 Gatto [ 22/05/2006 @ 12:40:08, in sezione ipse scripsit,  362 click]
lo so che passi da qui ogni giorno.
lo so che passi da qui un bordello di volte al giorno.
lo vedo, lo leggo dalle statistiche. la configurazione del tuo computer ti tradisce, il tuo IP, gli orari, il sistema operativo, tutto è caratteristico, specifico, distintivo.
perchè lo fai? cosa credi di poter trovare qui? aspetti che scriva qualcosa? e cosa? credi di trovare qui qualche risposta? e cosa credi che io possa scrivere qui?
non troverai nulla, assolutamente nulla. non starò certo a scrivere di te. mi hai insegnato che non ne vale la pena. passi, ripassi, sembra un rituale; ma non scrivi, non ti manifesti, non tu. non sai cosa scrivere, infondo passi per vedere cosa c’è di nuovo, se ti sei persa qualcosa. tanto a te piace starne fuori.
sappi di non essere l’unica. dev’esserci un club di represse frustrate da qualche parte, e magari sono nella loro pagina iniziale.
tutta gente che non ha mai avuto iniziativa, tutte puerili lassiste. non pigre, questo no, ma timide, timide fino all’idiozia. gente indecisa che non ha mai preso una decisione, che sta lì, in un limbo, da qualche parte fra qui e me.
sì, lo ammetto, sono perplesso, non capisco la ragione di tutto questo.
non mi sembra di essermi mai sottratto ad alcuna forma di dialogo. eppure non ci parliamo più.
ops, scusa, hai ragione: non ti parlo più.
ma stranamente tu perseveri e ritorni qui. perchè?
non credo ti manchi, se ti mancassi davvero mi cercheresti, mi chiameresti... invece.
invece passi da qui e basta.
puoi restarci quanto vuoi, puoi marcirci, non ti ci ho messo io.
e soprattutto sono stufo di prendere l’iniziativa, sono stufo di perdere tempo, sono stufo già da un bel pò.
divertiti.
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 Gatto [ 24/05/2006 @ 12:38:48, in sezione spigolature,  140 click]
Su un libro di testo sottratto a un nipote liceale trovo questa sconcertante affermazione: “Il punto fermo a volte può essere sostituito dal punto e virgola, che indica una pausa meno netta…L'uso del punto e virgola, comunque, non è indispensabile”.

Non è indispensabile? Protesto. Il punto e virgola è più che indispensabile; è comodo (vedete?), filosoficamente utile e politicamente interessante. Secondo T. W. Adorno è “il simbolo stesso della dialettica”: supera e riprende quel che è antecedente, e lo trasforma in qualcosa di diverso. Mi permetto di aggiungere: il punto e virgola è ammirevole. Una scelta liberale di fronte alla dittatura del punto e all'anarchia delle virgole. I nemici del punto e virgola dicono: bisogna semplificare! Sono i machos dell'interpunzione. Vogliono punti fermi, esclamazioni, domande; il punto e virgola viene considerato un segno sessualmente equivoco. E se anche fosse?


Beppe Severgnini sul Corriere della sera del 18/5/2006
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 Gatto [ 24/05/2006 @ 20:29:51, in sezione epistasi,  162 click]
come vede il mondo la gente?
cosa percepisce dei colori, nei toni di luce? cosa legge nei paesaggi, nei particolari, nelle nuvole, nelle ombre, nelle curve di un viso, nelle ombre in un asola, nelle rughe di un sorriso? cos'è che li spinge a fotografare qualcosa piuttosto che qualcos'altro? cosa li muove a decidere come porsi, il taglio, l'angolazione, l'inquadratura?
io guardo le foto degl'altri e non vedo nulla. vedo macchie sfocate, visi gelidi, magari sorridenti ma inespressivi, colori forti, tinte superflue, inquadrature sghembe, incomplete, squilibrate.
quando scatto una foto, quando poi la ritocco, la pulisco, cerco di attribuire qualcosa; un senso, un atmosfera, un emozione, una sensazione. cerco di tradurre dietro l'obiettivo ciò che vedo, ciò che immagino, ciò che percepisco, ciò che considero, ciò che sento.
e mi chiedo, ma se la gente scatta foto così brutte, sterili, asettiche, piatte, banali... come vede il mondo la gente?
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 Gatto [ 27/05/2006 @ 13:22:30, in sezione ipse scripsit,  115 click]

non aver niente di meglio da fare.
il concetto è un pò vago e se si considerasse in termini assoluti, e si ponesse come estremo una botta con la d'amico, qualsiasi cosa potrebbe essere annoverata fra il "niente di meglio da fare". ci sarebbe sempre qualcosa di più interessante da fare; costantemente e in assoluto.
resta il fatto comunque che - né in termini assoluti che relativistici - non avevo davvero niente di meglio da fare: così ho accettato.
purtroppo tale era la noia che il niente di meglio fare sì è protratto persino nei termini della permanenza stessa e (ad ogni occasione utile) distrattamente controllavo l'ora.
dopo un pò c'azzeccavo con l'approssimazione di 2 o 3 minuti, da solo, senza guardare le stelle o la luna.
magari nel mio niente di meglio da fare un pò di sonno ci sta di più, o magari la natura intrinseca del niente di meglio da fare è insita nell'alternativa.
quindi si potrebbe dedurre che qualsiasi impulso oscilla ritmicamente ed inversamente al picco della sollecitazione stessa. sticazzi
magari sono le solite seghe, magari, ma oggi non ho proprio voglia di fare un cazzo. e non vedo l'ora d'annegare nel più totale e disinteressato niente di meglio da fare

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 Gatto [ 30/05/2006 @ 20:01:21, in sezione epistasi,  150 click]
Nella definizione più popolare, la sega mentale è mostrata come un insieme di strumentalizzazioni del pensiero, spesso negative, pessimistiche e catastrofiche, operate dall'Io - quindi dalla percezione più cosciente - ma scaturite da elucubrazioni nate prettamente dall'inconscio, ovvero da quell'insieme di input assimilati dal cervello come dati non diretti ed essenziali.
Dopo questa cervellotica esplicazione, che non fa che confermare quanto il mio cervello sia ormai totalmente compromesso e avvinto al circolo vizioso della sega mentale, il mio lettore più colto (quindi Daniela va ad escludersi da sé) noterà che il soggetto principale che è veicolo e fonte della sega mentale è il pensiero.

Cause, meccaniche e sintomatologia
La sega mentale è intimamente connessa al pensiero come l'acqua lo è con l'annegamento.
Di per sé, il pensiero è innocuo (un pò come il pisello di Macs), ma allo stesso modo d'un bicchiere d'acqua, l'eccesso dell'elemento stesso può portare sgradevoli conseguenze (l'eccesso di pisello di Macs non è riproducibile in natura); coerentemente, quando i pensieri si fanno ricorsivi e privi di forma di sfogo, tendono ad avvelenare la capacità di giudizio ed a porre ogni situazione in chiave spesso deleteria (eg: ti sei scordato di farmi lo squillo dopo cena? Basta, tu mi consideri un'idiota, non hai nessuna stima di me, non mi rispetti più, io lo so, hai un'altra, ti stai allontanando e non mi vuoi più bene, addio, non mi vedrai mai più, sei un bastardo, lo so che pensi che sono una cretina, no, stai zitto, si vede da come mi guardi, basta, ti odio, addio.)
Ovviamente non vi è nessuno in grado di "abusare" consapevolmente del proprio pensiero (tranne qualche mia ex), semplicemente accade che vengano a crearsi dei meccanismi per cui il pensiero - inteso come ragione – nell'affannosa ricerca di soddisfare e/o risolvere circostanze critiche (eg: il Pc è meglio del Mac?), automaticamente cada vittima di ciò che gergalmente viene definito "loop".

Il loop
Il loop è quello stato mentale in cui involontariamente il pensiero tende a ripetersi incessantemente, facendo sì che la coscienza stessa si trovi intrappolata in un susseguirsi di medesime ed ininterrotte ansie (eg: se la chiamo poi pare che mi sto suicidando, se non la chiamo magari pensa che me ne sto fottendo; allora chiamo? No, però non voglio che pensi che allora io, però che siccome che quando; Spè però non mi chiama quindi è lei che se ne sta fottendo, allora le chiamo! Però se le chiamo poi si fa troppi flash -Rewind).

Il soggetto
Alcune mie ex sono perfettamente in grado di inventare di sana pianta situazioni insolubili, incomprensibili e totalmente irrazionali con cui arrovellarsi il cervello per mesi e mesi, nella fattispecie, queste vengono definite pazze o più affettuosamente, lese.
Ma il "segaiolo" incallito è più subdolo e, disponendo in media di più risorse su cui basarsi (eg: gli ingegneri, la ragazza che parte per la luna, quella che ti sminkia il tasto della decapottabile, gli ingegneri, gli ingegneri, gli ingegneri, ecc), pone ad oggetto di seghe mentali ogni avvenimento quotidiano trasmutando ogni inezia, banale che sia, in spunto per una profonda quanto bucolica ascesa verso oscuri, tetri e strazianti antri infernali (per un corretto esempio, vedi un mio post a caso, tanto è uguale).

L'evoluzione
Dopo queste brevi spiegazioni interpretative, andiamo a sviluppare la natura storica della sega mentale. Pare infatti che la sega mentale, così come la si conosce, sia una derivazione diretta di quel bisogno dell'uomo di complicarsi la vita in assenza di pericoli reali: milioni di anni fa, i nostri progenitori erano impegnati giornalmente in una estenuante lotta contro ogni avversità (eg: i tirannosauri in circonvallazione, i velociraptor al supermercato, le femmine da prendere a clavate, i proto ingegneri da scuoiare al sole), ed infatti, a quei tempi il pensiero veniva gestito nelle sue forme più primitive, ovvero "bisogno" e "paura".
Oggigiorno non sussistono più le stesse incognite e sfortunatamente neppure gli stessi metodi di risoluzione, però ciò non è immediatamente percepito dal nostro cervello che, interpretando ogni input esterno in chiave evoluzionista (reagire, sopravvivere, scoparsela), classifica determinati stimoli come pericolo, instaurando processi che inespressi causano ansia (per alcune mie lettrici, leggasi "anzia"). Diverse situazioni giornaliere ci trovano spesso a dover indirettamente difendere noi e ciò che sentiamo come nostro, oggetti, idee e pensieri compresi (eg: la nostra pausa pranzo, la cassetta di CSI, Forza italia, il silenzio, ecc); quindi, in un mondo di professionisti incompetenti, nevrotiche ottuse e cognate, le fonti di stress (ovvero prolungate sensazioni di pericolo e consecutivo stato di allerta) sono cresciute esponenzialmente.
Semplificando ne consegue che il pensiero, come forma di analisi e risoluzione di problemi immediati (eg: accoppa il T-rex, scappa dal velociraptor, prendila a clavate) è stato progressivamente sostituito da metodologie più complesse e purtroppo meno gratificanti nell'immediato (eg: non puoi scaraventarla giù dal 5° piano/ non puoi mandarlo a cagare/ non puoi colpirlo ripetutamente con un tubo di ghisa sulle gengive/ non puoi tante cose) che, in soggetti particolarmente inclini, tende ad assumere forme spesso inadeguate all'input sensoriale stesso (eg: che palle però, non c'è gusto a campare così, basta, ho deciso: mi faccio un blog!).

L'apologia
Ciò non significa necessariamente che il pensiero "libero" può essere solo fonte di problemi mentali (io mi reputo ancora sano... spesso), infatti in diverse situazioni, la capacità di astrarsi e analizzare situazioni pressoché irrisolvibili può risultare piuttosto utile e, contrariamente a ciò che potrebbe credersi, sostenere e difendere da input sensoriali troppo violenti (eg: cazzo, devo stare 20 giorni a letto/ giovedì mi riaprono/ pare che non si possa fare più niente/ ci si vede fra 5 anni/ devo andare a cogliere margherite a Mandanici con Tutù).

Conclusioni
Il cervello tende a risolvere problemi, è il suo lavoro e si è evoluto per questo (tranne quello degli ingegneri); se il problema non ha soluzione, prima di implodere, il cervello inizia a farsi le seghe; troppe seghe debilitano il cervello, qualche sega qua e là, allenta la tensione.
O se preferite una definizione più aulica, la sega mentale è ciò che solennemente definisce il pensiero filosofico; ciò non di meno il pensiero filosofico verte su problematiche unanimemente definite propositive, il parossisimo della sega mentale invece sfocia nel nichilismo (e poi diventi una ragazza gotica pure tu. Se sei mora e hai la pelle chiara, contattami).

Consigli
Se le seghe mentali costituiscono un problema, se ci si rende conto che la vita sta diventando sempre più un accozzaglia di speculazioni sulla ragione dell'esistenza e il timer del videoregistratore, bisogna sempre ricordarsi che il mondo è reale (tranne quello di mia cognata), le seghe mentali sono solo costruzioni della mente, sofisticati artifici della ragione, surrogati dell'azione inespressa; agire, nella maggior parte dei casi, esorcizza le seghe nocive e restituisce stabilità.
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 Gatto [ 05/06/2006 @ 01:34:08, in sezione caro diario,  128 click]
Siamo disperati, non abbiamo sue notizie da giovedì pomeriggio, i suoi fratelli sono distrutti, Morgana fa finta di nulla, sembra che la cosa non le tanga (...tanga? Tanga!), ma sappiamo che dentro di lei si consuma la tragedia.
Se qualcuno dovesse avvistarlo, incontrarlo, riconoscerlo, mi contatti immediatamente! Vi prego, aiutateci!



Gongolo, Missed In Action
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 Gatto [ 05/06/2006 @ 21:41:03, in sezione caro diario,  114 click]
oggi è venuta a trovarmi Tutù.
Tutù lascia sempre la macchina in mezzo ai coglioni e poi devo scendere io a spostargliela. oggi sul finestrino destro di Tutù c'era una cosa appiccicata che svolazzava.
oggi Tutù ha fatto conquiste.



mi sono sempre chiesto che fine facessero le etichette dei dischetti da 3 pollici. non credo di averne mai usata una in vita mia, se becco il tizio gli faccio la scorta a vita, con quello che ho messo da parte in una trentina d’anni, ci può tappezzare le macchine parcheggiate di tutto il viale mario rapisardi, in tutti e due i sensi di marcia, fino al corso italia, passando per viale regina margherita...
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 Gatto [ 12/06/2006 @ 13:04:12, in sezione caro diario,  116 click]
  • ...allora non c'ho molto tempo che oggi sono solo e ho anche un miliardo di cose da fare
  • vabbeh, raccontami!!!
  • la festa bene: Moky era sbronza e felice come 'na pasqua; andava tutto un pò lento quando un tizio inaccollabile si è appiccicato come una piattola a Stella; quando finalmente se n'è andato a fanculo mi è acchiappato un coccolone a freddo, sono diventato blu e mi sono ritrovato abbracciato alla tazza del cesso a schizzare roba marrone che sapeva di vino padronale e nesquick...
  • ma che avevi bevuto?
  • sangria, una birra e una coppa di colorante al cioccolato spacciato per gelato
  • cetto, non ci sei più abituato
  • ma abituato a fare che? che al mio fegato non è arrivata manco 'na goccia d'alcool, ero tranquillissimo
  • però è strano... ma te lo sei preso un biochetasi?
  • macchè, sto benissimo.. tranne che nell'orgoglio
    cmq, ora però ti lascio, ti faccio uno squillo a pranzo
    fortunatamente oggi ho tante di quelle cose da fare che difficilmente ripenserò a stanotte!
  • ok ciccio, buon lavoro :*
  • bacio! click
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 Gatto [ 21/06/2006 @ 00:10:15, in sezione epistasi,  239 click]
talvolta non sono seghe mentali.
certe cose nascono dall'inconscio, non c'è neppure bisogno di riflettere, di ragionare.
crediamo che certe idee, che alcuni concetti scaturiscano da riflessioni estemporanee, invece sono intuizioni direttamente vomitate dal nostro io. perché il pensiero spesso va per i cazzi suoi e per quanto lo si controlli, per quanto si reprima ogni possibile fonte di distrazione, qualcosa ha già realizzato tutto; e ci ritroviamo lì, con le idee chiare senza neppure esserci concessi il lusso di rifletterci sopra.
già, perché spesso non conviene rifletterci troppo.
eppure succede, succede lo stesso.
é successo.
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 Gatto [ 10/07/2006 @ 02:26:31, in sezione caro diario,  166 click]
osservazioni del giorno
le ragazze parlano, parlano, parlano, parlano... parlano.
quanto cazzo parlano le ragazze...

pensiero del giorno
avrei preferito avessimo perso.
e avei avuto i miei buoni motivi per esserne felice.

riflessione del giorno

e come se avessi in braccio un neonato morto.
ed è dolcissimo, bellissimo; ma è morto.

propositi per il nuovo giorno
dormire.
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 Gatto [ 11/07/2006 @ 08:50:09, in sezione caro diario,  179 click]
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 Gatto [ 23/07/2006 @ 02:17:03, in sezione ipse scripsit,  116 click]
«In parte, la salute mentale è una forma di conformismo.»
John Nash
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 Gatto [ 23/07/2006 @ 10:28:14, in sezione epistasi,  190 click]
Quando avvenimenti fortuiti assumono connotazioni paradossali, si parla di vita normale; quando avvenimenti fortuiti, accadimenti consueti assumono connotazioni schematiche, si parla di coincidenze. In quei casi, l'umano raziocinio, tende ad attribuire significati reconditi a sottointesi a questioni che in altri contesti potrebbero presentarsi prive di ogni significato.
La questione nasce non tanto dalla spiegazione del singolo evento o dalla serialità dei fatti riscontrati (per non parlare della serietà della circostanza), ma nell'interpretazione dello schema stesso.

Eventi, definizione e metodologie di identificazione
Lo schema acquista un senso solo se è riconducibile ad un evento, al contrario, lo schema acquista importanza se non c'azzecca un cazzo con niente; perché in quel caso divine un mistero e come tale sicuramente fonte mistica et esoteriche verità che, una volta svelatesi come tale, potrà mostrare la via per golconda, la schedina vincente del superenalotto, la supremazia del PC sul Mac, la formula della cocacola ed in ogni caso la fine del film che ti stai facendo da quando hai iniziato a notare che tutte le ragazze che c'hai intorno hanno una twingo tranne la tettona bionda con gli occhi verdi che però ti ha dato appuntamento giusto-giusto, con tutti i posti che ci sono nell'universo, in via puglia a canalicchio.

Approccio scientifico
Alcuni studi hanno mostrato che l'analisi singola degli eventi o della successione, non comporta nessuna attinenza con la spiegazione dell'evento o con l'acquisizione della chiave di decriptazione (allora: Totò aveva una twingo, però se l'è venduta, e ora c'ha il gippone che però dice che con tutto che quando lo parcheggia davanti casa non gli arriva più il sole al primo piano, e che la twingo dentro era più capiente... però io ho guidata quella di Stella, che c'aveva il servosterzo così sensibile che potevi portarla coi peli del naso... Fiore e Tampax brado ce l'hanno verde... Fiore c'ha investito un vecchietto, Ninì ce l'ha nera...)

Paradosso di Nostradamus
Come approfondito nel paragrafo precedente, la coincidenza (intesa come serie di eventi seriali correlati), acquista rilievo se insolubile. Conseguentemente, l'evento chiave può palesarsi soltanto a schema decriptato (ah, capito! significava che dovevo morire... uch!).

Il Sentiero
Altre scuole di pensiero invece sostengono che tali sequenze di eventi sospetti, servano non a decriptare un evento chiave, ma bensì a suggerire e/o allertare il soggetto verso una ben determinata direzione sicura/di pericolo; il che purtroppo riconduce il soggetto interessato a scontrarsi nuovamente con un paradosso: la natura del messaggio (quindi significava che qui c'era un burrone... Fiuuuuuuuuuuuu... TUMP!).

Conclusioni
Considerando che c'è caldo e mi voglio fare una doccia che si sta facendo pure tardi e mi secca fare tardi agli appuntamenti, concludo: nel dubbio, pensa sempre male. Tanto, se non c'era da preoccuparsi, nessuna intelligenza(?) superiore si metteva appresso a te a rimescolarti le carte della vita, quindi se ti ci spunta un segno, di sicuro non è per farti notare che va tutto bene.
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 Gatto [ 25/07/2006 @ 04:43:59, in sezione caro diario,  162 click]
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 Gatto [ 28/07/2006 @ 15:02:40, in sezione spigolature,  114 click]
PALMA DI MONTECHIARO (AGRIGENTO) - Per amore di una donna due cugini si sono sfidati in un un duello rusticano avvenuto nella piazza di Palma di Montechiaro, il paese del "Gattopardo" in provincia di Agrigento.
I protagonisti sono un impiegato di quarant'anni ed un bracciante agricolo di trenta. A scatenare la lite le "attenzioni" che quest'ultimo avrebbe dedicato alla fidanzata del cugino. Il diverbio è sfociato in una vera e propria sfida a duello per strada, con tanto di coltelli e giacche avvolte intorno al braccio a mò di scudo. Il combattimento è stato interrotto dai poliziotti del commissariato di Palma di Montechiaro.
Ad avere la peggio è stato l'impiegato, ma entrambi i contendenti hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso a causa delle numerose ferite da taglio. Nonostante il tempestivo intervento della polizia, che ha scongiurato un epilogo tragico, gli agenti non sono ancora riusciti a trovare le armi utilizzate dai due cugini che sono stati denunciati per lesioni personali aggravate.

LA SICLIA 28/07/2006
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 Gatto [ 29/07/2006 @ 11:20:52, in sezione epistasi,  313 click]

       HAHA                                HAHA 
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 Gatto [ 25/08/2006 @ 14:56:33, in sezione caro diario,  236 click]
Etnapolis - Mediaworld, ore 19 circa


- Daphne!?
- Cristian!
- Quanto tempo!
- Anni, almeno quindici!
- Non esageriamo, saranno... dieci!
[...]
- Quanto tempo...
- Che strano, sei sempre identica. Uguale.
- Anche tu. Lui è Alessandro, il mio ragazzo; Vedi Ale, eravamo 3 amici, Io Lui e Manu eravamo inseparabile, stavamo sempre insieme, giorno e notte. Ti ricordi Cri, stavamo sempre nella tua cabina o a casa di Manu, o sulla tua macchina in giro a fare l'alba.
- Sì, me lo ricordo... quanto tempo... la mia vecchia prisma, sigh.
- Mi ricordo una volta mi hai fatto regalare un mazzo di fiori da Angelo, te lo ricordi Angelo, era impacciatissimo ed io di più e tu allora hai comprato un mazzo di fiori e mel’hai fatto regalare da lui.
- Non me lo ricordo...
- Sì, dopo tanto tempo poi Angelo m'ha confessato che eri stato tu, è stato il primo mazzo di fiori della mia vita, avevo 16 anni. Tu ora quanti ne hai? Dieci anni fa.. trentatre.
- Non me lo ricordo...
- Ale, io ero timidissima e lui mi proteggeva sempre; te la ricordi Berna?
- No, non me la ricordo.
- Dai, era un'arpia antipatica e la rimproveravi e una volta l’hai buttata fuori dalla cabina e le hai detto di non tornare più.
- No, non me lo ricordo.
- A quando ero triste mi confidavo con te, mi confidavo sempre con te...
- Non mi ricordo neppure questo. Quanto tempo...
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 Gatto [ 26/08/2006 @ 13:55:36, in sezione epistasi,  225 click]
La mia domanda la sorprese.
...ma tu hai sempre odiato queste cose! - mi disse. Sì, è vero - risposi.
ma a fare solo cose tristi, pare si diventi tristi - conclusi.
Non so dire se capii davvero cosa intendessi; si accese una sigaretta, si voltò dall'altra parte e restò a fissare il cielo per tutto il tempo.
A me bastò, non le chiesi più niente, per quello che mi riguardava non era affatto nulla di triste.
La malinconia è anche solo una questione di stati d'animo, e credo che in quel momento avrebbe conservato quel sorrisetto disteso anche su boeing in picchiata.
Probabilmente le avevo regalato un opportunità inaspettata.
Pare faccia comodo un asso nella manica ogni tanto, anche solo per prudenza, una pistola da tenere sotto il cuscino.
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 Gatto [ 28/08/2006 @ 14:57:01, in sezione epistasi,  234 click]
Ti capita che vuoi smettere di fare qualcosa e non ci riesci. Cioè, non è che capita, stai lì, ci rifletti due minuti e magari ti accorgi che c'è qualcosa che non va; allora cerchi di ovviare come meglio credi.
E a me è capitato così. Avevo letto qualcosa in proposito, vabbeh, non che creda d'essere a quei livelli, capiamoci, solo che un giorno mi è venuto lo sghiribizzo di vivere e mi sono accorto che non lo sapevo fare più. Un giorno ho avuto la felice idea di andare fare tutto il resto, e non mi ricordavo più come funzionava. Certo, è anche giusto un tantinello complicato andare a vivere quando non c'hai nessuno attorno abituato a farlo; e li magari ti rendi pure conto che tutte le persone che c'hai attorno hanno bene o male lo stesso problema. No, peggio, perchè non se ne rendono neppure conto. Per loro va bene così.
Cyberdipendenti.
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 Gatto [ 01/09/2006 @ 01:54:16, in sezione ipse scripsit,  179 click]
«Io non posso giudicare nessuno. Non ho remore contro alcuno. Tuttavia penso sia giunto il momento che voi tutti iniziate a guardare voi stessi, e giudichiate la menzogna nella quale vivete.»

Charles Manson
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